Programma

Apertura sessione

Modera:
Rosaria Catana
InArch

Se nella contemporaneità nulla è concesso alla ricerca di un luogo che possa dire di possedere un Genius loci, dato che i lotti per l’edificazione di una nuova chiesa sono il frutto di operazioni governate da scelte politiche ed economiche, non resta che concentrare l’attenzione sulle relazioni che l’edificio instaura con ciò che lo circonda e sull’edificio in sé. Presa coscienza del territorio, della sua storia e della sua morfologia, la prima operazione è stata quella di “orientare” il luogo. Se l’orientamento è sempre una questione fondamentale, nel sacro assume il valore di un orientamento di senso. La chiesa è dunque stata disposta secondo tradizione, ad orientem, con l’abside a est. Così come il cammino del fedele qui sulla terra è tutto orientato alla seconda venuta del Cristo, così lo spazio liturgico orienta verso un luogo che anticipa gli ultimi tempi in direzione del sole che sorge.

Costruire è quasi sempre un’azione definitiva e irreversibile, che comporta l’alterazione di una condizione preesistente. In poche parole costruire implica l’alterazione di un ordine cosmico da parte di un altro modello cosmico. Questa ciclicità, espressa da immagini in successione, è di per sé sacra. Se costruire un qualsiasi edificio è nella sua essenza un’azione sacra, lo è tanto più quando si tratta di erigere una chiesa, una sinagoga, una moschea, un tempio buddista. In questi casi la genetica sacralità del costruire si presenta, per così dire, all’ennesima potenza. Per questa ragione pensare e realizzare un edificio sacro significa dar vita a un vero e proprio teorema sull’idea stessa del costruire, dimostrando in tal modo che l’identità dell’azione edificatoria si ritrova semplicemente nel proprio trasformarsi tecnico da idea a cosa, da intenzione e da immagine mentale a realtà materiale attraversata dallo spirito.

L’esperienza del Sacro rappresenta una prova importante e allo stesso tempo difficile per un architetto, che misura in questo specifico progetto le sue ricerche, i suoi studi, quell’indagare e conoscere l’architettura come espressione di un pensiero, di una forma, di un ragionamento, di una realtà, di un luogo, di un contesto. Un processo che registra la messa in opera di documenti, di azioni, di atti che fissano le coordinate, tracciano le direzioni, danno concreta visione della costruzione, in un progresso continuo e sperimentale, proprio di un mestiere, che si affida ad alcune tecniche, è consapevole di alcuni saperi, orientato verso un prodotto adeguato al suo scopo.

Introduce:
Eleonora Dottorini
Consigliere Ordine Architetti Perugia

“Siamo di fronte a un’architettura semplice, francescana, come raramente è dato incontrare in Italia” (Mons. Giancarlo Santi, nella introduzione al progetto per la rivista Thema) Per Spazio Sacro Maurizio De Caro entra nello studio milanese di Patricia Viel e Antonio Citterio per condurre un’intervista doppia su un’opera che rappresenta un esempio di sobrietà esente da enfasi formale e materiale nel puro stile contemporaneo e simbolico dello studio. Primo edificio religioso realizzato dallo ACPV Architects, la chiesa di San Bernardino è uno straordinario esempio di architettura temporanea, costruita in tempi record alla periferia dell’Aquila (2010) secondo rigidi criteri estetici, antisismici ed ecosostenibili, che esprime maturità etica e sicurezza estetica, appena incline all’eleganza. Una chiesa povera e aperta, che contiene una storia che non fa pesare, interpretando compiutamente le sollecitazioni di papa Francesco.